Isola della Biodiversità
Benvenuti all’isola della biodiversità
Più di 200 tra alberi, arbusti ed erbacee perenni di 32 specie diverse, riunite in un giardino in cui immergersi per una coinvolgente esperienza sensoriale. Qui le foglie e i fiori si possono osservare, annusare e toccare praticamente in ogni stagione. Un’esplorazione che puoi fare accompagnato dal fruscio del vento tra le foglie ma soprattutto dal ronzio di centinaia di creature volanti. Sì, perché questo parco è stato pensato non solo per essere il più accessibile possibile, ma anche per essere il più vivo possibile, abitato da api domestiche, api selvatiche e altri impollinatori. La maggior parte delle piante scelte sono nettarifere e richiamano gli insetti pronubi. Non ti preoccupare: è risaputo che, soprattutto durante le visite ai fiori, le api sono particolarmente calme e non pungono, a meno di essere fortemente molestate.
API, ANELLO FONDAMENTALE DELL’ECOSISTEMA
Dovremmo essere infinitamente grati alle api. Senza il loro lavoro vivremmo in un mondo decisamente più povero. Non si pensi esclusivamente ai prodotti che gli apicoltori recuperano direttamente dalle arnie delle api domestiche, ad esempio il miele. Sia le api domestiche sia le innumerevoli tipologie di api selvatiche, insieme agli altri insetti pronubi come farfalle, sirfidi e coleotteri, giocano un ruolo chiave negli ambienti in cui vivono, contribuendo in modo importante ai “servizi ecosistemici” offerti da tale ambiente. In altre parole attraverso l’impollinazione questi animali portano un beneficio all’essere umano per due motivi principali: il primo è che sono un anello fondamentale per la resa di molte piante coltivate. Se i pomodori che mangiamo sono di grandi dimensioni e le mele succose e simmetriche, c’è probabilmente lo zampino di un bombo o di un’ape selvatica che ne ha visitato i fiori! Il secondo motivo è che gli impollinatori sono necessari anche per la riproduzione di un’infinità di piante selvatiche, permettendo la produzione di abbondanti semi fertili e di conseguenza la loro sopravvivenza a medio e lungo termine. È in questo modo che da un lato contribuiscono alla tutela delle risorse naturali e della biodiversità, dall’altro favoriscono la resilienza tanto degli habitat naturali quanto quella delle produzioni agricole. Api selvatiche e domestiche costituiscono inoltre efficaci indicatori ambientali, segnalando in modo inequivocabile lo stato di salute dell’ambiente, che è la casa comune in cui abitiamo sia noi che loro.
L’ALLEANZA TRA FIORI E IMPOLLINATORI
Un’ape si posa su un fiore di salvia e il fiore di salvia accoglie e accarezza l’ape. Una scena familiare e una delicata poesia; Ma anche una coreografia e una scenografia studiate nel dettaglio, un perfetto incastro di forme e un bilanciamento di pesi, un incontro meravigliosamente architettato in cui entrambe le parti risultano vincitrici. La pianta ha garantite le massime probabilità di successo nel fecondarne altre della sua specie e nell’essere fecondata. Da parte sua l’insetto ricava nettare e polline, alimenti preziosi per la prosperità della sua colonia. Questa magia si ripete ogni volta che un qualsiasi impollinatore visita il fiore da cui è stato attirato. Il motivo che ha portato alla fiorente coevoluzione tra angiosperme e pronubi, è che questo legame risulta vantaggioso tanto per le piante quanto per gli insetti. Tra i fiori, la corsa per reclamizzare la propria dolcezza ha prodotto la splendida e multicolore varietà di corolle che incontriamo in natura. In modo sempre più esuberante e ingegnoso, molte angiosperme hanno evoluto petali e altre strutture fiorali per attirare e guidare verso il nettare gli impollinatori. Alcuni fiori hanno adottato un periodo di fioritura, un momento della giornata, una forma e una struttura che calzano a pennello solo a un numero limitato di animali e non ad altri. I fiori “a tazza” ad esempio sono generalisti, non fanno la selezione all’ingresso; i fiori “a fauce” invece, sono molto più esclusivi: presentano una strozzatura all’ingresso, consentendo l’accesso solo agli autorizzati che presentano determinate caratteristiche… in sostanza una ZTL. Parallelamente, tra gli insetti impollinatori la volontà di raccogliere sempre più e sempre meglio i prodotti offerti dai fiori li ha portati a diventare sempre più efficienti sviluppando strutture boccali e sistemi di setole ad hoc, differenziandosi in una vasta gamma di laboriose bestioline, che contribuiscono in modo determinante alla biodiversità del nostro pianeta.
NON SOLO DOMESTICHE: L’AMPIA FAMIGLIA DELLE API
L’ape da miele (Apis mellifera) una delle più di 20˙000 specie di api che svolazzano sulla Terra. In Europa si contano circa 2˙000 Apoidei, dei quali circa la metà può essere osservata in Italia. Quali sono le caratteristiche delle api che vivono vicino a noi? Se le paragoniamo all’ape domestica, se ne trovano sia di più piccole sia di più grandi. Si va dai 4 millimetri di alcuni Halictus, api scavatrici che in genere hanno un addome snello con sottili anelli chiari, arrivando ai 3 centimetri di Xilocopa violacea, la cosiddetta ape legnaiola, robusta, completamente nera con riflessi viola sulle ali. Le loro livree sono quindi molto varie ma la maggior parte è comunque caratterizzata da bande o chiazze gialle, brune o rossicce su una base nera. Si tratta di un accostamento cromatico comune tra gli animali velenosi, facilmente memorizzabile dai potenziali predatori, che imparano a evitare gli insetti con tale aspetto aposematico. Motivatamente in questo caso, poiché buona parte delle api è effettivamente dotata di pungiglione collegato a una ghiandola del veleno. Tuttavia le api hanno un carattere decisamente più mansueto delle vespe; anzi quelle selvatiche sono ancora più docili. Anche le abitudini degli Apoidei sono diversificate. Le varie specie presentano ad esempio livelli di socialità differente. Alcune api sono solitarie, altre sono gregarie o comunitarie, cioè costruiscono i loro nidi vicini ma non collaborano nell’allevamento della prole. Altre ancora sono effettivamente sociali, come le api domestiche e i bombi, con la presenza di regine e operaie. Le api si distinguono anche in base alla modalità di nidificazione. Alcune api solitarie occupano fori preesistenti in fusti vegetali, tronchi, rocce o muri. All’interno possono imbottire e suddividere i fori in celle, con materiali che a seconda della specie possono essere ritagli di foglie, poltiglia di legno masticato, resina, argilla. In ciascuna cella viene deposto un uovo e la larva che ne nasce avrà in dotazione una sufficiente quantità di cibo, in genere polline impastato. Altre api sono invece fossorie, cioè scavano cunicoli nel terreno che presentano una o più camere che fungono da celle per la prole. L’insieme delle api solitarie e sociali è una ricchezza inestimabile per l’equilibrio degli ecosistemi.
LE RICCHEZZE DELL’ALVEARE
L’alveare delle api domestiche è una comunità complessa, altamente organizzata ed efficiente. Ciò non sarebbe possibile se questi insetti non avessero sviluppato un ricco sistema comunicativo basato su coreografie, sostanze odorose, tocchi di antenna e vibrazioni. Grazie a tale capacità e ad organi specifici, sono in grado di elaborare molteplici sostanze utilizzate nelle arnie e che l'essere umano ha imparato a prelevare e utilizzare per sé. Il prodotto principale è il miele. Per le api è la scorta alimentare dell’inverno e in generale dei periodi di magra. Lo producono a partire dal liquido zuccherino succhiato dai fiori, il nettare. Il passaggio ripetuto del nettare dall’apparato boccale della bottinatrice che l’ha raccolto a una serie di altre operaie comincia a trasformarlo e ad arricchirlo di enzimi. Per la sua maturazione e la sua conservazione viene stipato nel favo, per la maggior parte in celle periferiche. Il miele di melata è del tutto simile al miele tranne che per la materia prima, che non è il nettare ma la melata di afidi o cicalette.
Il polline, per noi eccellente integratore nutrizionale, per le api è l’alimento di base con cui nutrire le proprie larve. Apis mellifera lo trasporta all’alveare impastato con nettare o miele per formare una pallina e trattenendolo con un organo specifico posto sulle zampe posteriori, la cestella. Diversi meccanismi permettono all’apicoltore di prelevare parte del polline dalle api bottinatrici che rientrano all’arnia. Le api creano la loro dispensa di polline sempre nel favo, pressando alcune palline sul fondo di una cella e coprendola col miele. I processi di fermentazione nell’arco di qualche mese modificano questa miscela trasformandola nel cosiddetto “pane d’api”. Per l’essere umano il pane d’api rappresenta un alimento eccezionale, ricco in aminoacidi e ancor più assimilabile del polline grezzo, mentre nell'alveare viene assunto dalle api nutrici per poter produrre la pappa reale. La pappa reale è un alimento gelatinoso, opaco, color paglierino, considerato un tonico e un ricostituente nella nostra dieta. Le api lo producono con ghiandole poste in corrispondenza dell’apparato boccale e ci nutrono le larve nei primi giorni di vita oppure le api regine durante tutto il loro sviluppo. Le ghiandole ceripare, poste sull’addome, si sviluppano a una decina di giorni dalla fuoriuscita di un’ape dalla propria cella e, come intuibile dal nome, secernono la cera, materiale da costruzione formidabile. Sostanza resinosa, la propoli viene raccolta dalle api visitando le conifere e le gemme di alcune latifoglie. Con la propoli sigillano e igienizzano molte superfici dell’arnia. Tra le varie proprietà, la farmacologia riconosce alla propoli capacità antibiotiche, antiinfiammatorie e immunostimolanti. Alcuni apicoltori sfruttano anche il veleno delle api, che viene utilizzato in vari ambiti terapeutici, tra cui quello reumatologico.
“L’isola della biodiversità” è un progetto realizzato dal Parco Adda Nord con il contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ministro per le disabilità e di Regione Lombardia.